I sacrifici di un figlio ed una madre

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Un giorno in associazione arriva Mykhaylo, un ragazzo ucraino, poco più che ventenne e all’ultimo anno di liceo.
Mykhaylo è giunto in Italia circa otto anni fa, ancora minorenne. Da allora non ha mai avuto un permesso di soggiorno. Ma il motivo per il quale ci chiede aiuto non riguarda lui.

In Italia vive sua mamma Irina, che coraggiosamente dieci anni fa ha lasciato l’Ucraina per l’Italia con l’unico obiettivo di garantire un futuro a suo figlio. Nel 2002 Irina ottiene un permesso di soggiorno e da allora trova impiego come domestica presso questa o quella famiglia, sempre accompagnata dal pensiero del figlio lontano.

La lontananza è dolorosa ma non dura molto, perché Mykhaylo nel 2004 la raggiunge e allora i sacrifici di Irina aumentano perché suo figlio è un adolescente e come tale ha bisogno di tante cose.

Nel 2008 il dramma. “Mamma è stata colpita da un ictus” mi dice Mykhaylo “ha metà corpo paralizzato e riesce a muoversi solo in carrozzella”. E poi aggiunge “ il suo permesso è scaduto quattro anni fa. Dopo l’ictus non ha potuto più lavorare”. Irina, non più autosufficiente e completamente inabile al lavoro, non è riuscita più a rinnovare il permesso.

Dal giorno dell’ictus è Mykhaylo che si prende cura di sua madre. E’ lui che va dal medico per le medicine. E ‘ lui che assiste Irina durante la riabilitazione. E’ lui che si preoccupa di ogni cosa. Ha l’atteggiamento di un adulto, ma dai suoi occhi capisco che spera si sentirsi rassicurato dalle mie parole.

“Portami il prima possibile tutte le certificazioni mediche di tua mamma” gli dico. Non possiamo lasciarlo solo, è poco più di un ragazzo. Con tutti i documenti prepariamo una richiesta di permesso al Questore di Caserta. Irina non può andarsene. Deve curarsi qui in Italia e deve farlo presso strutture specialistiche.

Passa qualche mese e andiamo in Questura per verificare l’esito della richiesta. Positiva: il Questore ha accolto le nostre ragioni e Irina potrà avere un permesso per motivi umanitari. Quando chiamo Mykhaylo, lui resta senza parole. E quando viene in associazione per dirci che a sua mamma è stato consegnato il permesso ha finalmente il viso sorridente ed emozionato. Ci ringrazia una, dieci, cento volte.

Abbiamo fatto la nostra parte ma è merito anche della sua perseveranza. E’ arrivato però il momento che Mykhaylo pensi anche al suo futuro. Nel frattempo si è diplomato e vorrebbe frequentare l’università. “Rinnova il passaporto e ci rivediamo qui”, gli dico. Il prossimo impegno sarà fare avere un permesso anche a lui.

Anna, Operatrice Nero e non Solo!

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