Al matrimonio ci sono tutti. Manca solo il figlio di Nurah, Perché?

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La celebrazione di un matrimonio è una occasione speciale per riunire la famiglia, specialmente quando i parenti sono emigrati e,  vivendo in Paesi diversi, non si incontrano da anni.

Quando Nurah, cittadina kirghisa, arriva in associazione, accompagnata da sua nipote che sta per sposarsi in Italia, è felicissima: potrà riabbracciare suo figlio, rimasto in Kirghizistan, perché anche lui è tra gli invitati al matrimonio.

I parenti da invitare come turisti sono 15. Per noi questo significa dover scrivere 15 lettere di invito, preparare documenti e stipulare assicurazioni per tutti nel poco tempo a disposizione, ma grazie al lavoro di squadra in una settimana tutto è pronto.

In Kirghizistan però non c’è un’ambasciata italiana e i parenti di Nurah, per ottenere visti validi per entrare nei Paesi dell’Area Schengen (tra cui l’Italia) si rivolgono all’ambasciata tedesca. Con i documenti da noi preparati ciascuno ottiene il proprio visto, ma per il figlio di Nurah, minorenne, non è così semplice.

La protezione internazionale dei minori è rigorosa e l’ambasciata tedesca in Kirghizistan ha bisogno di ulteriori documenti: in sostanza occorre assicurare che, scaduto il visto, il ragazzo ritornerà in patria e non si tratterrà irregolarmente in Italia con la madre, e poiché è l’Italia il Paese di destinazione, a decidere se rilasciargli il visto non deve essere l’ambasciata tedesca, ma quella italiana… che si trova però in Kazakistan!

I parenti di Nurah partono alla volta del Kazakistan, un viaggio di quasi 1000 km, e anche noi ci attiviamo immediatamente, ma l’ambasciata italiana in Kazakistan ci informa che non è sua competenza (malgrado quanto specificato sul sito del Ministero degl’Esteri iltaliano): per il visto occorre rivolgersi al consolato italiano… ma in Kirghizistan!

Nurah è disperata, i biglietti aerei sono pronti, manca poco alla partenza…
Non c’è tempo per trasferire i documenti al consolato e allora tento di ricontattare il Kazakistan…

Mai un Paese ci è parso così lontano! Mail, fax e una mattina intera passata al telefono non bastano, non ricevo più alcuna risposta.
Il giorno della partenza arriva ed il sogno di Nurah si infrange: senza visto turistico suo figlio non potrà arrivare in Italia.

Dopo il matrimonio Nurah mi mostra le foto della festa, nei suoi occhi ci sono malinconia e tanta rabbia.
Condivido la sua delusione e mi chiedo: il rimbalzo di competenze tra ambasciate che godono di totale discrezionalità per concedere i visti può diventare un vero e proprio abuso di potere?
Chi risarcirà Nurah di tutti i costi affrontati? Ma, soprattutto, chi la risarcirà per l’amarezza di non aver potuto riabbracciare suo figlio?

Anna, operatrice di Nero e NonSolo! Onlus

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